Accendendo il fuoco – lezioni tantriche

Accendendo il fuoco – lezioni tantriche

La cura del fuoco degli inizi.

E anche questa mattina, accendere la stufa, è stato il primo gesto.
L’accensione del fuoco richiede un’iniziale custodia e vigilanza e, nel farlo, dispensa i suoi naturali insegnamenti. Una sorta di contemplazione che innesca una spontanea devozione.
La stessa che si accende – che vi auguro si accenda – al cospetto del volto Amato; nei confronti, anche, di un progetto che appassiona. Nel suo rendersi disponibile agli altri. Questo vale anche piantando un seme, nella terra smossa o nel sorvegliare la qualità della fiamma, del calore, nella preparazione di una pietanza.

Espongo alla scintilla i primi legnetti; legna tenera, senza corteccia, vulnerabile. Questa asseconda con facilità l’abbraccio dalla fiamma che si sprigiona con forza. Quella forza tuttavia, trova la costanza e la misura utile a bruciare con gradualità, anche grazie al gioco del soffio, che lascio entrare attraverso la valvola dell’aria. Questo soffio – che nel corpo è rappresentato dal respiro – necessita di essere calibrato. Se troppa e distratta, l’aria accelera in velocità e altezza la fiamma, senza darmi il tempo di usufruirne per coinvolgere un altro legno (altra energia), più robusto e compatto.

Qui si gioca l’accendersi, o lo spegnersi del fuoco. L’aria va rilasciata con piccoli soffi equilibrati, tolta e di nuovo dispensata, in modo da generare una fiamma che non si consumi subito in veloci volute ma che offra quello sprigionarsi a una più ampia condivisione.

All’arrivo del primo legno sostanzioso, so se la fiamma degli inizi è in grado di reggere oppure no. Gli occhi sono rivolti con attenzione a questo porsi del legno, che talvolta necessita un cambio di posizione per meglio aderire a quella prima novella brace che si è creata. La legna a seguire sarà posta con l’esperienza della pratica; ne completamente vicino – a soffocare il passaggio del soffio – ne troppo lontano, pena la perdita del contatto con il lambire della fiamma che presto si sprigiona, più intensa.

Questa, infatti, facilmente attecchisce in questa vicinanza rispettosa, abbracciando un legno e poi l’altro. Ancora in questo stadio, se uno solo dei due legni sembra arrendersi al fuoco e l’altro mostrarsi refrattario, posso giocare con la valvola dell’aria, in equilibrio. Troppa, tutta insieme, fa assopire il fuoco in uno spasmo di combustione emozionale, senza mantenere la costanza necessaria a ardere insieme. Sorvegliare e custodire sono in questo istante, ancora cruciali.

C’è un momento in cui posso mettere un cospicuo ceppo, confidando nella brace che si sta formando, sufficiente a sprigionare nuova fiamma. Persistente. Posso allora confidare che il fuoco è acceso e arde, facendomi da parte. Imparo allora il momento opportuno per aggiungere altra legna senza lasciar assopire il letto di carbone vivo. Imparo anche che due legni posti insieme si auto-alimentano, mentre uno solo tende a far fuori in fretta il sostentamento delle braci.

Questa tutela dell’energia fuoco permette di goderne il calore e la luce a lungo, con la piacevole sorpresa che la mattina successiva, quella che appare in superficie come cenere, sia invece la custode di un fuoco vivo e duraturo.
Come l’amore.

  • Respiro, presenza e intimità
    10-11 Marzo, ore 9:17:30, ore 10:00-17:00
    Centro di Ricerca Ky, Cesena
    Info e prenotazioni: 340 7880612
    Questo fine settimana è parte del percorso base IlCorpoRisvegliato.

 

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