Emozionami

Emozionami

Se qualcuno è in grado di emozionare è al top. Il che vuol dire che sollecita in me reazioni piacevoli? Quando sono spiacevoli allora come si chiamano? Inoltre chi emoziona al meglio all’inizio può darsi che emozioni al peggio alla fine… è il caso dei più tra gli emozionanti innamoramenti, o sbaglio? Si confonde spesso l’amore con un’emozione, di certo da Battisti in poi.

Le emozioni positive ci fanno sentire bene… e osservo, avvicinano all’essenza del loro e del “nostro” nucleo. Tuttavia son pur sempre condizioni in movimento che dal meglio possono tendere al peggio e poi voilà dal peggio al meglio in un’infinita altalena.

Si ha l’impressione che solo quando qualcosa ci emoziona – diciamo ci eccita – valga la pena di essere vissuta e abbia un valore. Il massimo del voto – come insegnano certi tipi di programmi televisivi – è: mi ha emozionato molto. Cioè se mi ha emozionato molto, vale molto. Tendiamo in questo modo ad attribuire alle emozioni un posto privilegiato e il provarle con intensità vale il bollino di vita gratificante.
Fermo restando che la stessa intensità può trasferirsi alle cosiddette emozioni sgradevoli?

Amoreggiare con esse quando sono piacevoli equivale ad indulgervi quando sono spiacevoli. Non si può usare l’esca una volta per attrarre il pesce e l’altra per metterlo in fuga.

Il corpo emozionale e quello di dolore – come lo chiama Tolle – sono un pacchetto unico.

Rispetto alla sfera del pensiero le emozioni appaiono un gradino più in alto. Della serie non darmi pensieri ma emozioni! Più arduo è accorgersi che le emozioni altro non sono che pensieri sollecitati, in movimento, in un senso o nell’altro. Dov’è la radice di questo movimento? Che cosa penso quando sono emozionato? L’emozione è per caso il prodotto di quei pensieri? Sono quei pensieri un’anticipazione di un qualcosa di piacevole-spiacevole? Sono allora le emozioni delle semplici reazioni ai pensieri?

Secondo la medicina orientale l’emozione è una reazione, una contro risposta del sistema nervoso spesso sollecitata da una disfunzione degli organi. Avete mai notato una certa enfasi nel ricercare un atteggiamento che ferisca per poter dare via libera alle lacrime? (eccesso di liquidi nel corpo) Oppure di fronte ad un fegato congestionato la meticolosa necessità di trovar argomento su cui attacar briga… Notatelo… E il lamento? È tipicamente legato a una milza sottotono. E questo stato si presenta spesso per es. nella donna prima delle mestruazioni. Com’è anche vero che certe emozioni rafforzano o indeboliscono determinati organi. Sono condizioni dell’organismo che cambiano più che uno stato ideale a cui tendere. E allora quando ci sono che fare? Prenderle per quello che sono, come i pensieri. Messaggeri passeggeri che ci guidano al nocciolo di chi sta provando quell’emozione. Imparare a conoscerle per riconoscerle è auspicabile, senza necessariamente essere pro o contro, energia che muove e si trasforma.

Certo la rabbia arriva, la depressione, il lamento, l’eccitazione, l’entusiasmo, la passione… entrano senza bussare, trovano la porta aperta, diamo loro un nome e a seconda del nome che ricevono vorremmo intrattenerle a lungo al nostro tavolo o buttarle fuori dalla porta, dimenticando che sono ospiti e come tali vanno e vengono. La domanda interessante è chiedersi: cos’è che resta?

Sono segnali rilevanti e richiedono attenzione. Come i pensieri che vagano sono dei post it su cui c’è scritto: ti stai distraendo dal punto, sei in anticipo oppure in ritardo.

Altra cosa è farne un fiore all’occhiello. La maggior parte delle conversazioni punta alla ricerca dello stato emozionale pregnante. Per es: come va oggi? Dai niente di che, ma stasera finalmente sono invitato a un party. Allora come procede il lavoro? Al solito… meno male che domani è sabato e c’è la partita… Oppure: vota la frase che ti ha fatto emozionare di più.
Anche quella che mi ha fatto girare le palle?

Come i pensieri, il substrato da cui emergono è sempre lo stesso e a esso ritornano. Quel substrato è essenziale e costante, quieto e allineato riposa in se stesso, talvolta in superficie increspato, tal’altra in superficie tempestoso, mosso. Ed è in superficie che si muovono le emozioni.

Il trucco? Non perdere di vista la tela di fondo. E come appare? Non appare, è sempre lì.

E se la perdo di vista? La ritrovo. Non scappa.

Vale per le emozioni quello che vale per i pensieri, secondo questa chiara saggezza?

“Nel pensiero ho scoperto il non pensiero. Nel non pensiero ho scoperto la sveglia presenza originaria” (Jamgon Kongtrul)

Nell’emozione ho scoperto la non emozione. Nella non emozione la sveglia presenza originaria.

Vai e vedi disse il Buddha.

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