Fare l’amore

Fare l’amore

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Questo è, tra l’altro, anche il titolo di un libro, il cui insegnamento è da vivere. Senza se e senza ma. Solo allora è possibile conoscerne la vasta profondità, fonte zampillante, riga dopo riga, di nuove, inaspettate intuizioni, le tue, le vostre. L’invito è a leggerlo e rileggerlo, come suggerisce l’autore a leggerlo insieme, l’uomo e la donna, e con la pratica la tua di verità – o la verità dell’amore e dell’amore che è verità – si rivela, senza perdere il suo mistero anzi espandendoti in esso.

Ogni volta che lo rileggi, ti stupirai, qualcosa che già nel profondo attendeva di essere riconosciuto è lì, nella verità della tua di esperienza, un’evidenza attesa che è già nell’intelligenza della tua stessa carne, della corporeità interiore, del movimento della vita che l’attraversa. Cercando, tentando di capirlo si perde il punto, è già vecchio, è già detto, il pensiero lo idealizza, il tempo lo inghiotte e non c’è tempo nella grazia elargita del farlo tuo, del renderlo pratica nel quotidiano. Qualcuno dirà: «Eh sì e dove lo trovo un partner adatto, grazie al cavolo, fosse facile!».

Le sue parole, originariamente in audio, mi hanno raggiunta diversi anni fa, tra una pungente urgenza di onestà, di autenticità bramata come l’acqua dall’assetato e una certa riluttanza, quella del principio femminile poco presente nel mio corpo di donna. Già, non è automatico che sia abbastanza desto da prestare ascolto. E serve a qualcosa cercarne la colpa se non a rafforzare quel fare maschile, quel dubbio, ben innestato nel ventre e poi nel cervello di ogni donna?

E per l’uomo, c’è forse una più scomoda eppur tuttavia nobile sfida che non sia quella dell’emozionalità della donna? Emozionalità che egli ha contribuito a instillare in lei. La dolcezza ferma, la rotonda tenerezza del femminile che si fa furia tagliente, in un rovescio di complesse manipolazioni, sottese ripicche, nate da un compromesso accettato a denti stretti, come l’imporsi dell’uomo, nei secoli, in materia di sesso e nell’accoppiamento. Molto si genera lì, ciò che unisce e che separa. Di questo potrai scoprire a profusione, che ciò che si genera in quantità è emozione che, ahinoi, non è amore.

Al tempo, quando lo lessi, per la prima volta le parole di un uomo – il principio maschile risvegliato – parlavano al femmineo, rannicchiato, intimorito destandolo alla seppure mascherata sostanza d’amore che è. Di nuovo quell’anelito, quello struggimento che interpretavo come desiderio, voglia di un uomo o mera schermaglia sessuale per ottenere soddisfazione emozionale, scorreva in me senza etichetta e nome, senza pretese di far pari con negazioni, piccanti piaceri e circonvoluti (soprattutto voluti) orgasmi, in cambio di affetto e duratura attenzione. Quell’anelito senza volontà personale è per qualcosa di più grande del quale l’uomo, e la donna, rappresentano la porta non la meta, la preda talvolta.

Quello struggimento per l’amore è già amore che merita di essere custodito, coltivato, atteso. Chiede di essere contenuto, spoglio della gesticolante richiesta di riversarsi o prendere per se. Seppure nei dubbi – sempre meno e con pazienza – quell’anelito lavora da solo e, eventualmente, attrarrà un partner sulla stessa lunghezza d’onda. E allora l’avventura nel mistero della consapevolezza dell’amore – della vita – racchiuso negli stessi organi sessuali, può avere inizio.
È una via a due vasi, come dicevano gli antichi alchimisti, più incerta, forse la più difficile, innumerevoli sono i trabocchetti…

Pensarci serve a poco o nulla, tutti pensano a fare l’amore e a come farlo. Fatelo, nel senso di createlo. E solo l’amore crea amore. Così pare e questo dice l’insegnamento, ma sta a noi scoprirlo.

Dalla mia intro al libro di Barry Long

Fare l’amore – Sesso e amore, la via divina

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