Lettera aperta a Rocco Siffredi

Lettera aperta a Rocco Siffredi

lettera_Rocco_SiffrediGent.le sig. Siffredi,

prendo nota del fatto che lei si presti ad impartire una sorta di educazione sessuale. Utilizza agilmente i mezzi mediatici che, vista la sua posizione di divo del porno – guadagnata con il frutto del duro lavoro (non sto scherzando) – non lesinano spazio alla portata del tam tam giornalistico, che la sua figura è in grado di creare.

Son certa che sia consapevole di questo o meglio, quasi certa.

Le fa onore mettere in guardia le nuove generazioni sull’effetto, più o meno devastante che l’accesso illimitato – la banda larga – ai siti porno possa creare sui loro giovani (e meno giovani) cervelli. Un cervello giovane è a maggior ragione ancor più plastico, malleabile e le conseguenze, a detta delle più recenti scoperte delle neuroscienze, cominciano ad essere rigorosamente documentabili.

Il prezzo è quello della perdita totale o semitotale della sensibilità erotica – e la sensibilità è vitalità, vita – di una risposta naturale e di uno scambio reale con una donna vera. Il prezzo è, per farla breve, l’impotenza. Spauracchio e schiaffo all’ambita virilità maschile, l’impotenza generata da silenti ma incisive modificazioni dell’area cerebrale connessa, allarga la sua ombra a molti degli aspetti del quotidiano, alla creatività professionale, al nutrimento delle relazioni, al naturale gusto di vivere…

Come ogni droga, la pornografia provoca assuefazione e lo fa senza filtri, quali i polmoni, il sangue e il sistema digerente – lo fa senza mostrarsi organicamente invasiva, in modo diretto, dagli occhi al cervello. Qui non mi soffermo sull’effetto desensibilizzante che ha sul sesso e cervello femminile – la dea dell’amore assuefatta all’uso di vibratori e sex toys.

Qualcuno potrebbe chiedersi da quale pulpito provenga la sua predica, ed è anche vero che chi meglio di lei – si può pensare – è in grado di parlare per esperienza del copione sessuale richiesto sul set e del fare l’amore nella vita, con il proprio partner?

Il punto sig. Siffredi è che spesso, anche nella vita di tutti i giorni, si tende a seguire un copione del cazzo (quando ci sta, ci sta). Pochi sono gli atti autentici, soprattutto in uno dei campi più soggetti alla meccanicità biologica e all’addomesticamento mediatico (che fa coppia con addormentamento), quello del sesso e della riproduzione.

La invito qui a sostare un attimo sulle sue parole, sprecate (mi rifaccio pari pari al suo iniziare la frase con il termine “inutile”) in un’intervista, per una ben nota rivista on line. La mia domanda è: «Sa davvero quello che dice?». La invito a riflettere in particolare sull’ultimo periodo della sua frase.

“Inutile ripetere che bisognerebbe non abusarne, non farsi trascinare vertiginosamente in un mondo parallelo in cui si crede di poter fare tutto quello che facciamo noi attori, che quello non è il sesso che si fa a casa. Noi facciamo un sesso che dovrebbe servire a creare empatia nella coppia, qualcosa del tipo: «Cazzo, che figata, facciamolo anche noi». Ma non tanto per essere imitati, quanto per eccitarsi”

Lo fanno a casa invece, davanti a uno schermo, poco importa quale tipo di schermo o si aspettava che lo facessero in chiesa? Empatia, di quale empatia parla? Quella del cazzo probabilmente e poi aggiunge – dopo aver detto appena prima che non dovrebbero imitare – che si tratta di qualcosa come: cazzo (appunto), figata (aridaglie), facciamolo anche noi. Se questo non è un invito a imitare, mi dica, grande linguista (e non intendo il cunnilingus), di che cosa si tratta?

“Ma non tanto per essere imitati, quanto per eccitarsi.” Ah, che gran discorso. Ed eccola la parola magica: eccitazione. Da quanto la vita ha smesso di eccitarli se hanno bisogno della vista di un membro permanentemente barzotto all’opera, fino allo sfinimento delle sinapsi?

Si presta, solleticato dalla visibilità e dal pettegolezzo mediatico, a esperto in materia. Esperto di cosa? Lo scandalo non sta nel suo passato mestiere – quello dell’attore – quanto nel fatto che lei sia presentato quale autorità nel campo del sesso e delle conseguenze del porno. È come dire che l’attore del dr. House sia esperto in medicina.

Come sarebbe ritirarsi a vita privata e non aggiungere danno al danno? 😀
Se ne faccia una ragione, di danni ne facciamo tutti. Ammettere di avere dei limiti è, del resto, una faccenda da adulti.

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