Riflessioni sulle nuove costellazioni sistemiche

Riflessioni sulle nuove costellazioni sistemiche

A seguito della mia recente partecipazione ad alcuni seminari con Bert Hellinger

costellazioni_sistemiche-movimenti-piccI grandi movimenti sono meno efficaci dei piccoli movimenti. I piccoli movimenti sono meno efficaci dell’immobilità. L’immobilità è il movimento eterno Wang Xiang Zhai

Come iniziare bene qualcosa a cui ci si appresta? Con un grazie. Ringrazio le domande ricevute e quelle poste, l’esperienza, la pratica fatta quale partecipante, rappresentante e, a sorpresa, “costellata”.

In realtà ogni domanda, ogni frase dall’altrove, ogni movimento dei rappresentanti nella costellazione, attraversa e tocca congiuntamente tutti i presenti, compreso chi – preso per mano e condotto – conduce.

Il terreno è quello del Noi, ogni intenzione personale si frammenta in un più ampio movimento del tutto.

Tutti sono chiamati a esporsi, raccolti, all’effetto di ciò che si rivela. E tutti ne sono toccati, in un modo o nell’altro. Ho ora vivida l’immagine dell’ultima, breve costellazione del secondo seminario. Pochi cenni di una donna, sulle molestie – questa è la parola che usa – da parte del padre.

In breve tempo, al centro, qualcuno rappresenta il padre, la madre e la figlia. I movimenti sono piccoli e scanditi. Il padre si china a terra con la faccia tra le mani. La madre gli si avvicina e si pone semisdraiata a breve distanza, quasi di spalle, senza guardarlo. Non guarda nemmeno la figlia. La figlia invece guarda impalata, dall’altro capo, di fronte ad entrambi. Quando le viene chiesto che cosa prova – e sono le uniche parole pronunciate – la risposta è: «Mi sono trovata qui». “Mi sono trovata qui”. Questo è quanto. In quel momento ho realizzato una frase, non importa di chi: only an happening, never a doer. Solo un accadimento, mai colui che agisce. Dov’è la colpa del padre, e quella della madre? E c’è forse una colpa nel trovarsi qui, così come siamo? La cliente è congedata in questo modo: «… E cancella dal tuo vocabolario quella parola». Qualcuno al mio fianco ha chiesto: «Quale parola?». Doveva giusto trascriverla sul suo taccuino, di seguito alle altre. Indaffararsi a trattenere sulla carta, distrae.

Morale/immorale. Amorale
Nell’insegnamento delle costellazioni si parla di ordini dell’amore, di leggi che governano le relazioni, in tutti i campi: familiari, di coppia, professionali, della salute. Inoltre tra le comprensioni profonde della Hellinger Sciencia c’è quella delle diverse coscienze che, a nostra insaputa, influenzano profondamente i rapporti. Tra queste, quella personale è la più tangibile e come tale, ci cattura, seppure nel mondo dell’adulto perda la sua funzione principe.

Essa riguarda la necessità di appartenere e la fedeltà al nucleo cui si appartiene. Il senso di appartenenza è necessario e vitale per ogni nuovo nato. Per assicurarci la vita dobbiamo appartenere alla tribù della famiglia che a sua volta è in senso lineare ma anche trasversale legata ai sui ascendenti, al loro destino e, del resto, a un movimento molto ampio che tutto comprende. Il gruppo familiare – parte di un ambiente che chiamiamo magari “gli abitanti di – ha i suoi valori, le sue regole, la sua religione… Appartenere significa abbracciarli e quando si è piccoli è automatico, è ciò che ci rende benaccetti, benvoluti, partecipi. Fare squadra è istintivo. E ci sentiamo subito a disagio, sbilanciati e in pericolo, una volta trascurate le regole o se mai volgessimo il nostro sguardo verso un’altra squadra. Due sono dunque gli effetti: escludere chi non riga secondo i dettami; sentirsi minacciati come famiglia, gruppo, etc… da un’altra famiglia e da un altro gruppo che ha valori diversi.

E ogni sistema di appartenenza ha i suoi valori, un suo destino e perfino un dio tutto suo. Il risultato può essere il conflitto. Montecchi e Capuleti, per giungere a Israeliani contro Palestinesi… Porto un esempio: ricordo in famiglia, certi battibecchi dei miei genitori. «E certo, sei proprio …………..(termine svalutativo) come i Masetti, fatto e sputato». E l’altro rimbeccava: «Saran boni i Bruschini, con quel modo lì di fare…». E via ognuno a rincarare, a tenere animosamente  per la propria famiglia. L’altro giorno ne parlavo con mia figlia, dicendo che mi trovo – nei miei momenti offuscati – a pensare e sparlare allo stesso modo rispetto al mio di partner e alla sua di famiglia. Mia figlia, è rimasta colpita, riconoscendo subito quali potrebbero essere i dardi da lanciare al suo di fidanzato, colpendo l’intero nucleo. Nel suo caso il tasto da spingere è ancor più spesso, visto che i popoli sono diversi e c’è l’orgoglio di patria con i suoi eroi. La scoperta dell’influenza della buona coscienza da parte di Hellinger ha degli effetti di portata vastissima, come appare nelle sue ultime opere. A immagine e somiglianza della chiesa-famiglia/gruppo/collettivo… c’è il dio personale – la personalità, con il suo giudice interiore o voce della coscienza – che come ogni dio creato dall’uomo è unico, infallibile, premia e punisce.

Mentre la coscienza personale si sente in diritto – morale – di escludere, render pan per focaccia, di menar le mani, c’è un’altra coscienza, collettiva – inconscia – che vuole che tutti appartengano con ugual diritto, nessuno escluso, come si dice. Inoltre impone un procedere gerarchico: chi viene prima ha la precedenza su chi viene dopo. Ogni violazione di questo ordine, disfunzionale e spesso agita in buona coscienza, cerca la sua compensazione, anche con la morte. Gli esclusi invece, sono riportati al cospetto di ogni nuova generazione – non necessariamente in modo lineare – attraverso uno dei discendenti che “subirà” l’irretimento con uno o più di essi, trovandosi a vivere i sentimenti e la “vita” dell’altro, cedendo molta della propria, per mantenerlo presente al sistema finché questo lo riaccolga e lo tenga a cuore. Immorale?

Poi c’è un’altra espressione della coscienza, un’altra, diversa consapevolezza, che veglia con distacco. Amorale, accoglie e guarda tutto e tutti con amore, lasciando piovere indistintamente la sua benedizione. Ne include ne esclude, immota scorre portando tutto nel suo fluire, anche la coscienza personale, e quella collettiva. Nello scorrere disvela, senza imporre insegnamenti, giacché non si può imparare a vivere, perché… da lei siamo vissuti. Ma qui sto sc-correndo troppo.

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