Sul matrimonio, gay e non

Sul matrimonio, gay e non

matrimonioMatrimonio – Quando mi trovo con un termine, che per vari motivi corre sulla bocca di molti, come comune consenso a un significato scontato, mi sorge l’urgenza di tornare all’origine del senso, per amor della parola e del suo sacro manifestarsi.

Ne seguo l’assonanza, la sonorità, il profondo dirsi. La rispetto.
Questa parola, nuda da associazioni, si spoglia nel suggerire un movimento fonetico – il condensarsi di uno o più respiri – più che un significato codificato.

La parola matrimonio, grazie ai gay ha risalito l’attuale hit parade (in tutti i sensi) ponendosi ai primi posti del parlottare pubblico. Ha cavalcato calorosamente la china bypassando la più frontale e discussa “parola divorzio”.

Nel rumore di questi giorni pochi magari si sono accorti che la radice del termine matrimonio, è mater – matre – madre, maternità e materno. Compito della madre, come la parola patrimonio – suggerisce con obbiettiva indagine il dizionario etimologico – è compito del padre.

Nel disprezzare il matrimonio (sentimento che conosco) si nasconde in un certo qual modo il disprezzo del materno, dei valori legati allo stato di madre e di rimando, di donna.

È singolare notare che nell’arena chiassosa e confusa dei valori femminili siano proprio i gay a riportare in auge l’autorevolezza e l’importanza del matrimonio. Certo, possono sembrare tutt’altri i motivi dichiarati. Che lo sappiano o no, i gay riportano alla luce, all’evidenza, istanze materne e femminili. Guardano a esse con assoluta insistenza e fedeltà, posseduti quasi.

Mi sovviene allora alla mente una breve e significativa costellazione familiare fatta da Bert Hellinger a una coppia gay (maschile). Entrambi i rappresentanti, ognun per se, erano magnetizzati da due figure femminili prostrate, vilipese, uccise probabilmente.

Quale miglior garanzia per non nuocere (vedi violenza e crimine sessuale) a una donna, se non quella di essere gay?

Abbandonando l’immagine della costellazione, parte di quel contesto e solo di quello, c’è, mi pare, comunque di che guardare a fondo. Etero, gay, bisex sono distinzioni di genere, in quanto sostanza che tutti unisce, mi pare, siamo, nessuno escluso, indistintamente, al servizio della riconciliazione.

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