Le donne lo fanno uguale

Le donne lo fanno uguale

crediti opera Antonio Apa
crediti opera Antonio Apa

C’è una grande enfasi sull’autoerotismo, a casa mia un ottimo contraccettivo e poco più.
Certo ben più auspicabile di una guerra, nel contribuire ai tagli alla sovrappopolazione. Nessuna presa di posizione morale, anzi un gran rispetto per i modi intelligenti di cui il disegno evolutivo si serve.

Un tempo considerato colpevolizzante e fonte di salute cagionevole (al maschile), tocca oggi l’estremo opposto di “segreto di lunga vita”. È proprio vero che i tempi cambiano e si dice, anche le mode, come se queste esondazioni su ciò che è giusto o sbagliato, sano o malato potessero in un qualche modo giungere a definire una supremazia assoluta. Cambia l’ordine degli addendi, ma l’attitudine ad accogliere le ricorrenti buone novelle come l’ultimissima e il sentirsi inadeguati quando la vita ci offre ingredienti diversi con cui fare la zuppa, restano inalterati.

Che l’autoerotismo possa contribuire a premiare con la definizione di donne disinvolte e alla moda – come dice l’articolo apparso su il Fatto Quotidiano di recente – ci sta.
Quanto questa definizione, tuttavia, parla davvero di noi, donne? Alla lunga quanto serve al nostro diverso scoprirsi e riscoprirsi, diretto, intimo, soggettivo?

Riporto dall’articolo in questione:
“Ai suoi nuovi laboratori (del fenomeno alla ribalta di tal di tali sessuologa liberata, ndr) partecipano giovani donne disinvolte e alla moda. Si tratta soprattutto di ragazze che appartengono alla cosiddetta “quarta ondata femminista“, stanche dei discorsi sui diritti, convinte che la riscoperta del piacere passi dal corpo e che un orgasmo indipendente sia più interessante della lotta per gli asili nido.”

Quarta onda femminista? E che è? Mio dio, che l’abbia mancate tutte senza accorgermene? Vorrebbe dire che più mi masturbo, faccio giochi erotici, uso sex toys più sono una femminista avanzata? Ebbene, anche questo ci sta. Femminista, certo. Femmina allora? Avete presente? Il principio femminile. E non scrivo donna, scrivo principio femminile. Certo gli ismi son più consoni a far di noi un branco di talpe credulone – stavo per scrivere pecore, se non amassi qualcosa di mite, morbido e arrendevole che è consono alla loro natura.

“Orgasmo indipendente?”, ma che lingua è? Chiunque abbia avuto il piacere spontaneo di farne esperienza sa che non c’è indipendenza alcuna, anzi è proprio la fine di ogni separazione, dio sia lodato.
Di che orgasmo si sta parlando? Quello che alla fine ci fa sentire uguali agli uomini? Un moderno surrogato di parità? Quello che addestra, e in più legittimizza a masturbarsi nell’altro, con la pretesa ferma di ricavar orgasmo? Da quanto abbiamo imparato il disamore per le diversità, le nostre?

Conclusioni a colpi di ascia: “l’idea romantica dell’amore è una droga” e di seguito: “ti sposi e il sesso finisce”.
Ti prego, sperimenta, non gettare la spugna a colpi di eiaculazione facile, in tutto e per tutto come quella dell’uomo.
Siamo molto, molto di più che creature deluse che prendono la loro rivincita autoerotica.

Consapevolezza del corpo? L’articolo sopracitato la sventola. Di quale consapevolezza si sta parlando?
Non di questa, pare: Consapevolezza significa assenza di eccitazione, niente volere o provare, assenza di proiezione, assenza del sé. Barry Long – Making Love
Di un qualche surrogato di consapevolezza, come può esserlo la masturbazione, in particolare per le donne?
Ottima, ripeto, come contraccettivo fai da te e magari un respingente smart dell’altro sesso. Diligente messa a punto commerciale per vendere meglio i sex toy. Meglio che niente, pacchetto unico con l’emancipata scontentezza femminile.
Esplorarsi, toccarsi, conoscersi è altro dal cercare, tentare, dover raggiungere qualcosa in nome del dio maschio dell’eccitazione autoprocurata.

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