Elettro-emozione-gramma

Elettro-emozione-gramma

di Lia Argentina

elsa masettiL’intensità della vita sembra direttamente proporzionale alla quantità di emozioni provate. Una sorta d’intossicazione di nome e di fatto. E non è un caso che nel campo delle neuroscienze si sia scoperta la componente chimica del neuropeptide che sottende all’emozione.

Le emozioni, si potrebbe dire, sono intossicazioni temporanee, che creano una frequenza di dissolvimento che continua a vibrare autonomamente anche a intensità finita, raggiungendo elettrocardiogramma piatto. E lì casca l’asino. S’identifica l’elettroemozionegramma piatto con il vivere piatto e scatta dunque la ricerca spasmodica d’emozione.

Ma cosa sono queste emozioni, cos’è che sentiamo e a cui diamo il nome di emozione? È vero, tanto si trova di scritto, ci sono pure dei chiari distinguo tra emozioni positive e negative, emozioni primarie e secondarie. Eppure anche di fronte a tanta letteratura psicologica sulle emozioni non è facile raccapezzarsi e trovare dei punti comuni.

Il punto d’indagine infatti è porsi la domanda direttamente: che cosa accade quando dico di provare un’emozione? Si genera da un pensiero? Si genera da un ricordo? Da un’immagine? da un sentimento? Genera a sua volta altri pensieri? Chi è emozionato? Ciò che emoziona ha un valore maggiore? Della serie emozionato = vivo?

Vivere – si sente dire – è vivere se è emozionante. E la vita allora è un’emozione?

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