Genitori e Figli – Madri e Padri

Genitori e Figli – Madri e Padri

costellazioni familiariC’è una condizione universale che accomuna l’umanità, siamo tutti figli.
È possibile che accanto a questa espressione, in modo automatico se ne formi un’ altra, per una sorta di sentito dire storico, culturale e religioso: “Siamo tutti figli di dio”.

Ma conosciamo davvero questo dio e abbiamo veramente un’esperienza diretta di tale paternità – poichè è a una paternità che il discorso storico rimanda?
Sarebbe magari più opportuno cominciare dai nostri genitori? Da coloro che ci hanno generato? Siamo davvero al nostro posto in qualità di figli – che è ciò che di fatto siamo?

Abbiamo davvero esperienza di che cosa significhi essere figli, prima e in modo inequivocabile nella nostra famiglia d’origine, per poter arrivare anche alla lontana a dire che siamo figli di dio o dello spirito e di seguito esseri spirituali?

Essere figlio significa prima di tutto essere al posto del figlio, come bene ci suggeriscono gli Iching: il padre al posto del padre, la madre al posto della madre, il figlio maggiore al posto del figlio maggiore, il figlio minore al posto del figlio minore… Sappiamo veramente nella pratica quotidiana che cosa implica? Abbiamo verificato che il posto che ci compete è veramente il posto che teniamo nella vita di tutti i giorni? E se non lo siamo nella vita possiamo a maggior ragione esserlo nella così tanto decantata, ai giorni nostri, vita spirituale? E prima ancora in quella della relazione con l’altro e in quella professionale – che tanto ci stanno a cuore?

E possiamo dire qualcosa di simile anche riguardo all’amore per l’altro. Prendiamo per es. l’amore per il prossimo.”Ci piacerebbe amare tutti, ma potremmo per piacere cominciare dal nostro partner?” Afferma questo in una frase, ispiratrice per me, Barry Long. E non tanto quale compito, che implica, come egli aggiunge, doveri, diritti, magari privazioni. “Si comincia ad amare facendo l’amore, imparando a farlo in modo giusto, senza autoindulgenza e senza cercare soddisfazione emotiva o autogratificazione.”

E di nuovo, possiamo davvero rivolgersi all’altro (partner, amico, conoscente, collega, datore di lavoro…) dal posto che ci compete, con sincerità e onestà, se prima non abbiamo fatto nostro, come figli, l’amore per i genitori? Li amiamo, non possiamo fare altrimenti, ma sappiamo questo in qualità di figli? Possiamo dunque saperlo in qualità di partners? E a nostra volta, se ci è concesso, di genitori?

Interrogativi che danno il passo a un’indagine, in prima persona, nella pratica. Un’indagine iniziata per me molti anni prima quale esplorazione Spirituale, attraverso il corpo e nella vita quotidiana – scandita dall’incontro unico con un maestro. L’urgenza d’indagare chi sono io?, oltre ciò che penso di essere, che vorrei essere e che mi si dice io sia. Indagine che ha avuto una svolta significativa nell’incontro con le costellazioni familiari, nel 1999. E, ancora, a partire dalla famiglia – questa volta senza darla per scontata, ovvia – di nuovo si manifesta l’incedere nelle mani dello Spirito. Ci sono forse altre mani che sostengono, nutrono, disegnano, pensano, guidano la vita?

E a quali mani assomigliano queste mani se non a quelle di mia madre? Che mi veste, mi lava, riassetta, cucina, cuce e ricama. E lo fa cantando, con sensuale ardore. Talvolta maledicendo. E a quelle di mio padre, che con attento silenzio, ordina con diligenza e in uno spazio senza tempo, la legna, per l’inverno alle porte. Talvolta le leva, forti, in aria, bestemmiando.

Dedico così questa prima pagina alle mani operose di mia madre – mamma come tutte le mamme – come me. Mani alla fine così ossute e rese rigide dall’artrosi e poi dalla morte – con una rosa rossa tra le dita e un ramo di abete – in un recente 31 dicembre 2009. Mani che hanno fatto il buono e il cattivo tempo nella famiglia, mani della vita.

Durante  la cerimonia del funerale, il sacerdote della Fraternità di Romena – in una delle più belle chiese romaniche del Casentino – in un baleno ha colto lo spirito di questa madre, lo Spirito delle Madri, e ha recitato una poesia, da lui composta per Angiola – il nome di mamma – che qui volentieri riporto:

Angiola

Le Madri agiscono per grazia di natura e
forza viscerale di attaccamento e offerta,
perché un’energia sovrabbondante
usciva dalle loro vite.

Le Madri fidano nel destino, con la loro vita aperta,
senza porsi il come, il dove, il perché
sanno che l’amore non ha un posto,
è un modo di vivere
.

Le Madri cariche di baci, è il loro modo di amare,
una forza di saluto che serve per fare fiato
o togliere il respiro.
Madri con una strana luce negli occhi,
alla ricerca soltanto di un buono fatto di mani,
di un volto, d’una vita che non è un’altra ma se stessa.

Benedici le nostre Madri o Dio
crea per la loro vita uno stupendo grembo
e il loro pudore, innalzalo
e schiera innanzi a loro i mille semi,
che tutti si radunano.
Così che in se raccolgano
ciò che nessun abisso umano mai comprese.
Che in loro fioriscano tutte le cose:
più profumate falle e più ondeggianti
delle ali del tuo vento.

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