Masturbazione nelle scuole? Meditazione piuttosto

Masturbazione nelle scuole? Meditazione piuttosto

In Svizzera, nelle scuole, sono arrivate le sex box, peni e vagine di pelushe per avviare i bambini dai 4 anni alla masturbazione e al piacere fisico. L’iniziativa è stata posta a referendum.

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Troppo presto per sondare l’argomento in modo così diretto e sociale. A quest’età lo scheletro è ancora morbido… s’impara per imitazione, il corpo tutto è ancora un senso aperto ed espanso; è vivo e sensuale non sessuale e intenzionale.

Osservo ogni tanto il mio cane che si lecca il sesso, lo fa a lungo, con dovizia, con minuzia esplorativa e tuttavia senza alcuna eccitazione. Cos’è l’eccitazione allora? L’intenzionale anticipazione del piacere, la voglia (o desiderio), il volere di più e il prestarsi per raggiungerlo, l’immaginazione all’opera, non il corpo.

Troppo presto. L’età auspicabile semmai è quella prepuberale: dai 9-10 anni. Età in cui trasmettere – accompagnare – la capacità di andare dentro il corpo, di sondare il silenzio e la suprema intelligenza della corporeità. È la meditazione che va introdotta nelle scuole, piuttosto che la masturbazione. Questo è il malinteso.

Lo sbaglio non sta nell’atto della masturbazione. Sta nell’uso errato dell’immaginazione, non solo durante l’atto ma soprattutto nel corso delle normali attività quotidiane, quando la mente può vagare ovunque le piaccia.” Barry Long

Piuttosto che bocciare del tutto l’educazione sessuale nelle scuole, è meglio chiedersi, di nuovo, che cosa significhi all’origine questo termine, educazione: aggiungere? Intervenire? Ammassare un programma di codici sull’altro? Una parte dell’umanità soffre di obesità mentale, sa troppo. Disimparare è l’unica dieta utile, soprattutto in fatto di sesso e di amore. Il che vuol dire, piuttosto, stimolare fin dalla prepubertà l’esplorazione diretta della corporeità da dentro, la “frequentazione” di se stessi, la meditazione, senza scopo. Scoprire il piacere diffuso nel corpo, sempre presente. Il piacere della vita che scorre.

Ho una formazione come esperta di educazione sessuale e ho scoperto che ciò che si tende a inibire con il messaggio educativo istituzionale e accademico è proprio l’accoppiamento, la penetrazione, il solo incontro che è in grado di fare – nel senso di creare – amore e vita, un possibile portale alla trascendenza. Tutto vortica intorno alla masturbazione e all’auto procurarsi piacere (verrebbe da dire “infliggersi”, tanta è la pretesa talvolta). Molto è strategicamente strumentalizzato per addomesticare il corpo, evitando di entrarci in contatto in modo diretto, da dentro.

A prima vista sembra un’auspicabile necessità contraccettiva – di fatto, c’è una volontà + o – conscia di addomesticare, medicalizzare e alfine intimorire i corpi. Tutto sembra gestito con moderna laica libertà, spesso fatta solo di mappe anatomiche, che il ragazzo non ha avuto alcun modo di sperimentare interiormente, e priva di alcuna poesia e sacralità. Una roba pseudoscientifica al servizio della farmaceutica. Se prima il grande inibitore era la Chiesa, adesso incombe quello dell’industria medica. Entrambi, per necessità diverse di abuso di potere, vogliono un individuo con un corpo addomesticato e addomesticabile.

S’insegna a fantasticare e immaginare sessualmente, e con tanta buona fede s’insegna l’assenza dai e dei corpi, la non presenza. L’esplorazione del corpo è imposta quale veicolo di eccitazione e di trance – di masturbazione appunto, di riverita emozionalità autogratifacante.

Dimenticando che l’emozionalità è un pendolo, una condizione mutevole, talvolta l’intossicante ritorno alla gratificazione per fuggire la sofferenza o la noia.

Il corpo sa e solo la meditazione, – la consapevolezza corporea e della corporeità interiore – può aprire le gabbie degli zoo, dove anche gli animali imparano la masturbazione. Allo stato brado accade molto raramente.

Inoltre, spesso i genitori sono prevaricati, percepiti come arretrati e inabili educatori, e questo ostacola, in modo invisibile, la fiducia dei figli, li sacrifica. Che sia disponibile allora un’educazione sessuale per adulti, che ritrovi le ali mancanti della nuova sistemica familiare, della consapevolezza corporea e della meditazione, o i tanti modi nuovi per dirla e praticarla.

 

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