sesamo e sale: una preghiera

sesamo e sale: una preghiera

Per pregare come per “fare l’amore”, non servono necessariamente, parole.
Bastano anche solo due alimenti: sesamo e sale.
La preghiera allora è una fragranza dell’Essere, che gioca a separare e riunire ciò che non è mai stato disunito.

Preparare il cibo, come fare l’amore, può farsi preghiera.
In questa diretta intuizione ed esperienza, mi ha accompagnato la preparazione del gomasio.

Mi ha preso per mano in modo pratico e terra-terra, verso una comune estasi casalinga. La poetica dell’ordinaria pratica; così l’ho chiamata, al tempo.

Certo l’esperienza di lavoro-devozione nelle comuni di Osho aveva permesso la scoperta del piacere di essere, nella totalità del fare. Non importa cosa.

Lo strumento – la tazza con il pestello – è l’immagine immediata della manifestazione della vita, a livello fenomenico. Un pieno, il pestello, e un vuoto, la ciotola, che si fanno contenitore di una congiunzione, quella del seme di sesamo con il sale. Un elemento femminile – il vuoto della tazza, con un elemento maschile – il pieno del pestello.

Poiché è tutto qui l’originarsi della vita nel suo apparire. Il fare di due uno, come recita l’alchimista. Ecco che il seme reso cedevole e oleoso dal calore si apre a prendere il sale, anch’esso reso fine e riscaldato per cedere un eventuale eccesso di umidità.

Le pareti striate della tazza e il movimento quieto e circolare del pestello si fanno ambiente ideale per la loro unione. Un inno, una preghiera che si alza insieme alla fragranza del loro compenetrarsi.

Un gesto che da robotico si fa erotico, nell’atto di presenza. Solo una tazza e un pestello – un piccolo seme e un comune cristallo – pronti a racchiudere il nutrimento della vita e della vitalità.

Avete presente il comando: “Apriti sesamo!”
E se fosse più letterale di quanto abbiamo mai immaginato? 😉

Il Cuore, il centro del cuore signori miei, è un seme di sesamo.
Inoltre, nella saggezza della medicina orientale il cuore, nella sua manifestazione organica e energetica, è l’organo dell’estate.
Il suo sapore, l’amaro. Ops!
L’amaro che solo inizialmente lascia, il cadere di un’illusione.
Lieta estate, cari lettori

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