Amore incondizionato

Amore incondizionato

Mrs. Wilkinson: Doveva essere una donna speciale tua madre.
Billy: No, era solo la mia mamma! (dal film Billy Elliot)

In aereo, di ritorno da una visita a mia figlia che vive all’estero da circa un anno, improvvisamente sballottata dalle ripetute turbolenze sulla rotta, mi sorprendo, con gli occhi colmi di lacrime, nel dischiudersi del cuore, percepibile nella carne. Sperimento un inaspettato morbido calore in tutta l’area del petto, dei polmoni fino al plesso solare e, a sfumare, nell’ombelico.

L’impermanenza è così palpabile ad alta quota. Le lacrime scendono in un misto di gioia e dolcissima malinconia e sono – divento – traboccare di amore senza motivo, senza condizioni e sfocati si fanno spazio nel corpo, gli occhi grandi di mia figlia. Sento, senza alcuna animosità ed emozione, che qualsiasi cosa combini e dovunque sia, io ci sono per lei. Sapere nuovo e inspiegabilmente familiare.

In quel momento realizzo che cosa intendono gli zen per “la mente dei genitori” e quanto naturale e silente sia per una madre il tanto decantato amore incondizionato. Scorre come un torrente che incede senza sforzo, senza se e ma.

Talvolta alcuni spunti giungono puntuali, in modo inaspettato:

When a mother loves unconditionally — and only a mother can love unconditionally […] It is the easiest thing for a woman to do. It is easy for her because naturally she is ready for it – Osho
Quando una madre ama incondizionatamente – e solo una madre può farlo […] È la cosa più semplice da fare per una donna. È facile per lei perché naturalmente è pronta per questo.

Dall’altro lato mi accorgo di quanti trabocchetti si celino nelle cosiddette vie spirituali. Quante donne hanno sacrificato l’opportunità di vivere la semplice e umana porta all’amore incondizionato della maternità, in nome dell’ideologia, della spiritualità?

E lasciando che lo sguardo interiore si apra a una visione molto più grande, apprezzo “il sacrificio” – spesso, all’apparenza, vissuto come libertà – di stare al passo con l’agenda biologica. Certe epoche hanno bisogno di poche nascite, altre di molte.

E anche qui, eccoci di nuovo, pur forse senza averne senno, amorevolmente al servizio dell’incondizionato.

A fare figli si paga un prezzo. Ne sono cosciente.
Lo si paga anche a non farne.

Di questo, per molte donne cosiddette moderne e liberate è forse più difficile esserne coscienti, con onestà. Concedersi anche solo un attimo di ordinaria malinconia potrebbe far affiorare la grandezza di quella rinuncia e fluire quale materna ricchezza verso le creature. Atto di dedizione allo spirito piuttosto che certezza volitiva di chi crede così di ottenere maggiori privilegi e libertà nella carriera del mondo, e dello spirito.

Quando decisi di diventare madre, di concepire, uso il corsivo poiché il verbo decidere non fa giustizia – è più un sottomettersi alla forza della vita – nella comunità spirituale di cui facevo parte, si trattava, al tempo, della scelta quasi scellerata di chi rinuncia ai privilegi del cammino spirituale. Qualcuno mi ha addirittura ordinato di abortire in nome dell’autorevolezza del maestro (non gliene faccio un torto e volentieri ho poi accettato le sue scuse), della ricerca interiore. Avrei perso la licenza all’autonomia, alla libertà che fino a quel momento mi avevano sostenute. Stavo per alcuni miseramente ricadendo nella bassezza animale dell’impulso procreativo.

Certo voi direte, quante madri sono in grado di amore incondizionato? Non certo la mia!
Talvolta comprensibile e tuttavia non giustificabile è quell’infinito infantile lamento che spesso ne segue. Soprattutto perché chi si lamenta è vivo e adulto, e questo è quanto basta a rimboccarsi le maniche nella vita.

Guardate bene, nella freschezza del momento, quante volte quella madre, nonostante tutto, si è fatta in quattro? Quante volte ha tremato, si è concessa senza condizioni, si è fidata, ha perso il sonno…?

Guardare indietro alle manchevolezze dei nostri genitori è poi abitudine che si esplicita in tutti i campi del vivere. E ve lo dice qualcuno che ne sa qualcosa.

Guardare alle opportunità ricevute, non ultima quella della vita, sposta lo sguardo in avanti, verso le risorse e la ricchezza creativa.

La bella notizia è che le nuove generazioni stanno imparando in fretta e la Grande Madre – che è tutte le madri – torna a sorridere.

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