La relazione di coppia

La relazione di coppia

La relazione di coppia ci sopravanza, è uno dei campi più fecondi per aprire gli occhi e veder cadere le nostre illusioni di controllo.

Il punto non sta nel coltivare delle furbe strategie affinché il suo andamento si adegui alle nostre idee a proposito. Si tratta piuttosto di comprendere e vivere al meglio l’ampia portata di ciò che ci unisce e ci separa, ci avvicina e ci distacca, come il moto ondoso dell’acqua in cui finalmente lasciarsi essere che è lasciarsi andare.

La prima relazione è, quella di coppia. La fondamentale. Che piaccia o no, alla base del movimento della vita – che non è democratico – sta la relazione uomo-donna. Da essa si diramano, di fatto, tutti gli altri tipi di relazione. Che sia coppia per un momento, per un breve o medio frequentarsi, per un più duraturo convivere, poco importa al fatto di essere terreno primo e inevitabile all’intrecciarsi di tutte le relazioni a seguire. Senza un comune incontro di coppia ovvero un’intima “conoscenza” sessuale, non c’è futuro per altre relazioni, compresa quella con noi stessi. Né io sarei qui a scrivere e voi a leggere se proprio quell’incontro, all’origine, non avesse avuto luogo. Poi possiamo raccontarci sopra ciò che vogliamo, avanzare legittime proposte di diritti ed eguaglianze ma questo è.

Cos’è che rende una coppia tale? Cos’è che crea e sancisce il legame? Lo scambio, il rapporto sessuale. Da questa forza voluttuosa siamo presi, in un certo senso posseduti nell’andare uno verso l’altro, quale compimento, che ci sovrasta. Questo rappresenta il punto base e il culmine di un legame di coppia, l’ovvietà senza la quale nessun’altra relazione avrebbe luogo. E con essa la relazione con la vita. Ovvietà che non di rado è minimizzata sotto il dipanarsi di spiegazioni psicologiche, contorsioni analitiche, tralasciando per es. il fatto, che proprio un certo vissuto oppiaceo del sesso può rendere la relazione tossica.

Anche il legame con il figlio, il cosiddetto bonding, si staglia su un evento sessuale per eccellenza: il parto. Ciò che unisce e separa si mostra, insospettato, in questo congiungersi essenziale della carne (che non è il derma) dove l’amore e l’emozione, il cuore e l’eccitazione, il prendere e il darsi s’intrecciano confusamente. Dipende, tra questi fuochi, quale si spegne più in fretta e quanti figli sei destinato a fare, anche quando t’impegni con diligenza nel controllo o nel favorire la nascita.

Sì, suppongo che appaia poco idilliaco ma l’impulso spirituale che unisce la coppia – non quello che hai in mente, non quello idealizzato – è il continuum della vita. Prenderne atto senza indispettirsi ci rende più attenti, umili e consci dei nostri limiti. Del resto, questo, negli equilibri di coppia, non guasta. Apre la possibilità di vedere il suo prezioso potenziale, oltre la procreazione. Sollecita a unire le forze, nel mettersi a disposizione di qualcosa di più ampio, sia esso una nuova vita, un piano di lavoro comune, una ricerca condivisa in vista di una più profonda conoscenza di sé. Spinge a vivere sotto lo stesso tetto, superando l’auto-considerazione, il continuo riferirsi a sé malinteso con l’amore di sé.

Il rapporto di coppia non è al personale servizio dell’uomo e della donna, dei loro programmi egocentrici, del loro gratificarsi a vicenda, del sedersi in essa comodamente o tirare l’elastico delle rispettive passioni. È fatto anche del “progetto” connesso ai due sistemi di appartenenza che s’incontrano – quello alle spalle di ognuno dei due partner e quello di fronte. Per quanto soli amino stare gli amanti (per quanto?), attraverso i loro occhi che s’incontrano, s’incrociano quelli delle rispettive famiglie. In breve, il “progetto-relazione”, quello invisibile, non si presta alle nostre idee sull’amore ma all’amore. L’elemento coppia assume un’identità a sé, dove quel primo impulso tutto erotico – pro-creativo – accende la miccia creativa anche in altre feconde direzioni. È mosso da “intenti propri”, ha una sua marcia, un suo incedere, fin dal primo incontro. Voluto, forse? Rifletti.

Il suo disegno ci sorprende, modulabile e tuttavia fuori dal nostro controllo, come il vento con le vele. Non possiamo controllare il vento ma dialogare con esso, armonizzando le vele. Chiamo questa modulazione – armonia di coppia. Prima mi arrendo all’intrecciarsi involontario di una relazione – che è dono – prima ne vedo la caratteristica di santuario della vita, dove, quale esterno, entrare con passo felpato e chiedendo permesso. Appare che alcune relazioni, con il tempo, si saldino sulla rabbia, sulla paura, sulla convenienza, sul livello emozionale, insomma. Più rare sono quelle in cui l’amore conscio si erge a legante o sarebbe meglio dire a liberante. Tuttavia, negli ultimi anni sto imparando il rispetto per ognuna di queste espressioni. Mi astengo da un giudizio facile veicolato, spesso, dalla sudditanza alla mente psicologica.

Vorremmo all’inizio procedere abbracciati, io per te e tu per me, tuttavia è il porsi a fianco a fianco, guardando avanti, che segna un salutare procedere. Non sempre, riesce. Mi ronzano già le orecchie, per tutte le obiezioni avanzate dalle coppie diversamente assortite. Non è anche la nostra una relazione di coppia? Sì, e come tale la tendenza è a prendere uno il ruolo di donna, l’altro quello di uomo. No, per quanto riguarda il servizio specifico alla procreazione. E non siate permalosi. Si tratta di un limite invidiabile.

Chiudo, citando me stessa: una relazione amorosa nascente è come un seme appena interrato. Come un seme, ha bisogno di essere esposta con riserbo e custodia al movimento della vita. In penombra, se non proprio al buio, trova la sua strada. Qualsiasi essa sia.
Abbiatene cura.

14-15 luglio
>Armonia di coppia
Terme Sant’Agnese, Bagno di Romagna (FC)
Info e prenotazioni:
nityama@elsamasetti.it 3407880612, michygio71@gmail.com 3496695943

Questo mio articolo è uscito sul numero corrente – 53 – di Vivi Consapevole magazine

 

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