Il cibo come via – nel quotidiano e a casa tua

Il cibo come via – nel quotidiano e a casa tua

a5029fadc269a3bb711eb3b3e1fb1a96Oggi sembra che tutti debbano diventare chef per avvalersi del gusto e della lezione, che l’alchimia degli alimenti è in grado di dispensare. Lo show cooking deve compiacere chi guarda con le sue forme, l’attrattiva della disposizione, la presentazione.

Ricordo – la memoria è nelle mani e nel cuore di cui sono un proseguimento – i corsi frequentati di cucina naturale e intuitiva, le regole dell’alimentazione macrobiotica e la pratica di nutrizione curativa nell’ayurveda con i suoi due piatti maestri: il kichedi e la mung soup.

Che cosa ho imparato? Che il cibo è spirito, vita. Che l’intento consapevole è importante.
Che la preparazione testimonia la tua condizione energetica, per questo è importante regolare i volumi mettendo le dita nella pentola, a misura. E soprattutto, che diversa è la cucina da ristorazione, da chef e il preparare il cibo per te, gli amici e i tuoi cari. Ho ben impressa questa diversificazione su cui insisteva quella che considero una delle mie insegnanti più ispiranti: Geraldine Walker.

Il diverso intento, infatti, influenza la qualità e l’energia del cibo. Essere chef è fondamentale per soddisfare il palato dei clienti e importante, il cibo prodotto è principalmente una prestazione, pagata, secondo l’appetibilità e l’occhio. Tutto il cibo da ristorazione segue questi parametri ed essi hanno un effetto sullo spirito del cibo stesso.

In India per es. raramente la famiglia abbiente che ha la più svariata servitù prende un cuoco.
Il cuoco, infatti, dispone della tua anima e della tua salute. Cucinare per gli amici e per i propri cari mobilita un’altra forma di disponibilità. L’insegnamento un’altra ancora, una forma di trasmissione. Chi insegna e chi viene a imparare dovrebbe mettere in secondo piano l’intento di gratificare l’appetito immediato (come accade quando si va al ristorante) e al primo posto quello di cogliere lo spirito degli alimenti e della loro alchimia.

Distinguere la teoria dalla pratica è inoltre un’altra forma di specializzazione che frammenta lo spirito della preparazione finale. Chi insegna e chi prepara dovrebbero essere raccolti nella stessa persona.

Questo è importante soprattutto nel passare la “via del cibo” che altro non è, che quella della vita. Non c’è bisogno di essere chef per cucinare per i tuoi cari, per gli amici. Sebbene sia bello accontentare l’occhio e il palato, il cibo dovrebbe veicolare la consapevolezza della propria condizione e di quella di chi siede a tavola. Un atto d’amore gratuito.
Il buon cuoco è auspicabile che impari prima in famiglia. 🙂

Una storia della buonanotte:

Una volta il nobile Wang, che s’interessava di ogni cosa, interrogò il suo cuoco Mu.
« Mu, come accadde che divenisti cuoco? Mi dicono che tuo padre fosse un carpentiere molto stimato».

Mu sollevò lo sguardo dal tagliere e rispose:
“[…] Quando fui grandicello chiesi a mio padre: «Padre, il tuo lavoro è rinomato, tu sei un carpentiere pieno di talento. I ricchi signori pagano molto per il tuo lavoro. Come mai allora tu e mia madre vestite ancora abiti dimessi e vivete sempre nella stessa casa?». Mia padre non rispose. Si limitò a guardarmi sorridendo. E di nuovo io chiesi: Come mai mia madre cucina piatti così squisiti e tuttavia spende così poco? Ti confesso padre che i miei genitori sono un mistero, per me». Mio padre sorrise di nuovo e mi cinse le spalle con il braccio. «Esattamente», disse, «come tu sarai sempre un mistero per noi. Sì, il mio lavoro è bello. Ma la sua vista mi lascia indifferente. È vero, sono così bravo con la pialla e il bulino, che il mio lavoro è come musica all’orecchio. Ma quel suono mi lascia indifferente. Ogni pezzo finito è valutato assai dalle persone di gusto. Ma per me è indifferente che lo giudichino buono o cattivo. Quando lavoro, io sono vuoto». E io chiesi: «È vuota anche mia madre come te?». Mio padre annuì e sorrise. «Sì, anche tua madre è vuota. È lei sa quale parte di noi ha bisogno di essere riempita». Passai qualche tempo a riflettere sulle parole di mio padre”.
Mu abbassò di nuovo lo sguardo sul tagliere e lo lisciò con la mano. E di nuovo guardò il nobile Wang.
“Fu allora, vostro onore, che decisi di farmi cuoco”.

Fonte della storia: >Cucina vegetariana cineseJack Santa Maria

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