Su di me – Leggi di più

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Pur essendo un “cane sciolto” che crede poco in titoli e diplomi, ho studiato con entusiasmo laureandomi in Pedagogia, indirizzo in Psicodiagnostica(ora LS in scienze dell’educazione), con una tesi di laurea sull’iniziazione esplorata a vari livelli: psicologico, antropologico, esperienziale. A quel tempo (anni 80), infatti, vivevo in prima persona un’esperienza d’iniziazione, quella al neosannyas dell’impertinente e allora alquanto innovativo Bagwan Shree Rajneesh, poi Osho.

Si dice che un Maestro non si cerca, è lui che ti trova. Ecco, con Osho è andata proprio così. Mi ha scovata, nonostante il mio nascondermi e scalpitare, entrando anche nei sogni notturni e inviandomi alcuni suoi messaggeri, fino al mio paese d’origine, Stia, paesello di 3000 anime ai piedi del Monte Falterona. Di certo non ero stata io a fare l’invito!:) Erano ancora, per un pelo, i “molto cangianti” anni 70.

Mi ha trovata, dandomi un nuovo nome: ma prem nityama – madre di eterno amore. Nome che è stato per me un koan e che  rimane, come tale, vivo nello spazio del cuore insieme alla potente gratitudine per il Maestro.
Durante un lungo ritiro intensivo di consapevolezza ho realizzato che sono amore – eterno, sì – che celebrare me stessa è celebrare nessuno e quella fresca nessunità mi ha riconciliata con il mio nome di nascita: Elsa. Elsa, Nityama, a chi importa?

Alla sua Scuola, all’avanguardia nelle ultime frontiere della terapia unita alle pratiche di meditazione insite nei variegati cammini spirituali, ho avuto accesso diretto ai nuovi orizzonti sullo sviluppo del potenziale umano, sperimentando le sue geniali tecniche di meditazione a misura dell’uomo contemporaneo e le multiformi opportunità di seminari, gruppi di scoperta di sé, intensivi di consapevolezza. A ciò si aggiunge l’esperienza incommensurabile di meditazione in azione nel quotidiano, nella sua comune, in Oregon.

Un patrimonio unico che ha dato il passo concreto alla mia formazione, aprendo a 360 gradi il mio medium privilegiato, l’ascolto della corpo. Passo concreto inteso anche come passo di danza che, insieme a un’approfondita pratica della cucina intesa come alchimia e trasformazione degli elementi, mi ha reso capace di volteggiare con ogni bella melodia al modo dei mitici Sufi ruotanti o più semplicemente mi ha fornito l’accesso alla danza del cuore, quale espressione della gioia.

Esplorando la pratica della meditazione e l’arte della presenza (mindfulness) intersecati al vissuto – nelle sue profonde sfumature, della sessualità, dei rapporti umani e della maternità – quel profondo tuffo nell’autenticità di me stessa (chi sono io?)  mi ha accompagnato verso l’esplorazione delle relazioni attraverso le Costellazioni Familiari e Sistemiche di Bert Hellinger, in continua evoluzione. Grazie all’incontro con Bert e all’esercizio delle costellazioni sto evolvendo verso una più ampia consapevolezza di un movimento più grande dietro il movimento, degli ordini e dei livelli di coscienza che governano le relazioni, nella fiducia di una sorgente creativa che tutto lascia scorrere con uguale cura e supporto.

A suo volta il disarmante effetto della parola – forma pensiero – e di una forza o silenzio più grande che la suscita – linguaggio non verbale-verbale /comunicazione – mi ha condotta ad esplorare la comunicazione, il tipo di mente che la connota e la percezione della realtà che ne deriva. Ringrazio per questo Attilio Piazza.

Nell’estate dell’82 faccio un incontro importante, con Giovanni Maria Vannucci, il quale mi rendo conto poi, mi consegna un altro koan, dicendomi: «Ricordati, tu sei una vergine. E il significato originario di tale parola è: “generatrice di vero uomo”». GMV mi rimembra la forza del principio femminile e la Maria che sono.

Nel 2000 inoltre – dopo aver partecipato in Italia a diversi seminari sulle pratiche energetiche della via andina con J.N. del Prado e collaboratori – prendo parte in Perù all’Hatun Karpay, la Grande Iniziazione itinerante. Sebbene da quest’avventura sia nato un libro che ho curato e assemblato insieme a Celso Bambi – Camminando nel cosmo vivente – solo di recente ho preso atto del valore che ha per me e dei doni ricevuti. Grazie Pachamama! Grazie Madreterra!

Nel 2001 incontro a Firenze E. Tolle, opportunità che stimola e rafforza la pratica del quieora, ancorata alla corporeità interiore.
Incontro di nuovo Eckhart Tolle nell’ottobre del 2013, godendo la profonda qualità di trasmissione della Presenza per i cinque giorni del suo ritiro ad Assisi.

Nel giugno del 2012 invito in Italia, con il supporto organizzativo di Diaposanbooking, Byron Katie, della quale amo la pratica di inquiry (autoindagine dei pensieri e credenze stressanti). Conoscerla, abbracciarla è stata per me un’esperienza di gioia incarnata.

Ultima e affatto ultima, in quanto ha pervaso – tra poggi e buche –  il mio quotidiano degli ultimi diciotto anni,  è la pratica dell’insegnamento di Barry Long sulla consapevolezza perduta del principio femminile divino e del “corpo” di amore.  Che non è quello emozionale, quello personale dell’io per te e tu per me, piuttosto l’uno al fianco dell’altro alla scoperta e al servizio della  Sorgente creativa che siamo(o chiamatela come volete) . Bello a dirsi, facile perdere la perseveranza e il punto, e tuttavia una delle avventure a cui siamo potentemente chiamati. Gli alchimisti la chiamavano: la via dell’amore a due vasi.

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