Intimità e tantra

Intimità e tantra

intimita-tantra-by-marion-fayolle

Senza intimità non c’è alcun tantra di coppia e prima di tutto è necessaria la frequentazione di me stessa, il riconoscimento del mio funzionamento. Questa è meditazione, alla fine della fiera e del suo rumoroso parlarne.

La più alta vocazione di una donna

è guidare l’uomo verso la sua anima
così da ricongiungerlo alla Sorgente.

La più alta vocazione di un uomo 
è quella di proteggere la donna
così che lei sia libera di camminare sulla terra disarmata.
Proverbio Cherokee

Gira in rete, da un po’, questo semplice e toccante proverbio, con gran plauso dei nuovi romantici. Io sono la prima ad applaudirlo.
Quello che sfugge magari è la vicinanza, l’intimità che entrambe le vocazioni richiedono. Altrimenti rischia di trasformarsi in un’ideale chimera. Il faccio tutto da sola e son già completa, con quel piglio mondano d’autonomia, cozza un po’ con questo detto.

Al minimo richiede un impegno reciproco, nel quotidiano, giorno dopo giorno. Non mi azzardo a digitare la parola “bisogno” l’uno dell’altra, per non sobillare i più emancipati e indipendenti, secondo certi slogan social-spirituali. E tuttavia solo se riconosco questa interdipendenza, questa reciprocità, l’amore riesce.
L’intimità è tra le arti la più preziosa. Il corpo sa, non c’è alcuna ignoranza nell’intelligenza corporea.

Del resto anche Dante, fedele d’amore – e mi ripeto – aveva compreso che per l’inferno e il purgatorio Virgilio è la guida ideale ma per il paradiso, per essere accompagnato al cospetto del divino, ci vuole una donna, una madonna, come erano chiamate le donne al tempo. Una madonna ovvero la benedetta tra le donne, come la donna che hai al fianco. Se è meno di questo agli occhi dell’amato e ai suoi stessi occhi, tantra ci cova.

Qualcuno mi chiede se queste informazioni siano per qualcuno in particolare.
Più che informata sono stata trasformata da certe intuizioni. Le cammino. Se parlo di coppia non mi basta la teoria, devo aver vissuto, goduto e sofferto a fondo quell’esperienza, esponendomi in modo diretto ai sui trabocchetti e ai suoi doni.
Ciò che riguarda la donna, riguarda anche l’uomo e viceversa. Il gioco della polarità è funzionale a scoprire e riposare insieme nella sostanza comune che siamo e che tutto ciò che si manifesta è.

Le differenze organiche di genere sono un bell’espediente per coltivare quell’onestà ovvero venire e comunicare da dove sono, ora. L’unione fisica è l’occasione ordinaria, a portata di tutti, per esperire l’unità, la natura impersonale di entrambi.
Cito me stessa: non esiste un orgasmo che possa dirsi personale. L’orgasmo è bello e desiderabile poiché la persona – la maschera – si dissolve, anche se per un breve istante.

La donna ha il mazzo di chiavi più grande per quanto riguarda il regno dell’ amore non per ideologia o status mentale. Si tratta di una differenza fisiologica, ormonale. Di fatto ciò che ci distingue è l’organo sesso e la voce, nient’altro. Ed entrambi sono legati all’ identità sessuata, xx e xy, che non ha niente a che vedere con i gusti sessuali – de gustibus e talvolta ragioni più complesse come si rivela nel lavoro sistemico delle costellazioni familiari.

La donna ha tre momenti in cui è bagnata dall’ormone dell’amore – l’ ossitocina – nell’ accoppiamento, nell’ allattamento, nel parto – in particolare nel momento dell’ espulsione del feto.
Ciò dona alla donna una saggezza organica di accesso a uno stato estatico, divino, di amore incondizionato, impersonale. Potenzialità che si sta perdendo poichè da millenni viviamo in un mondo governato dal principio maschile che piuttosto che custodire, proteggere questa potenzialità, se ne è impadronito in teoria.
L’uomo del resto ha il solo momento dell’accoppiamento in cui è bagnato dalla benedizione dell’ormone dell’ amore.

Per questo la missione della donna, come dice anche Ima Sanchez, è educare l’ uomo ad amare. Ed è anche la mia.
Non si tratta tuttavia di tornare a una realtà matriarcale, come in molte donne insistono. Non si tratta di creare un nuovo mondo connotato dal genere, ma in cui i generi collaborano al servizio dell’amore, come nel detto Cherokee.

 

 

 

 

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